La gamma cromatica si riduce a due soli colori, il verde scurissimo, quasi nero, del fondo e l’oro delle parole che compongono il testo che si snoda in ventisette tele disposte in modo non lineare con un andamento che ricorda una partitura musicale. Un testo a prima vista indecifrabile che, come recita il titolo, è il frammento di un mantra appartenente alla tradizione vedica. Un testo che si pone come una soglia da superare, un enigma da sciogliere perché si schiuda il suo contenuto di verità.
Mantra s’inscrive in un ciclo di opere, cui l’artista lavora dal 2017. Tutte si situano all’interno di un medesimo orizzonte: una tensione spirituale, un’interrogazione sul senso del nostro stare al mondo in una fase storica di radicali trasformazioni. Il senso di queste opere, che fanno riferimento a tradizioni spirituali diverse, sta nella ricerca di un fondamento comune capace di preservarci dall’odio e dall’intolleranza. Il messaggio contenuto in
Mantra va in questa direzione, ma non solo. Le scelte formali operate dall’artista sono di per sé una dichiarazione d’intenti: la drastica riduzione degli elementi figurali, il fondo aureo, fanno di quest’opera un oggetto di meditazione in chiave tutta contemporanea, con un implicito rimando – passando per Malevich e il suo
Quadrato nero – all’icona, al suo significato teologico oltre che artistico, al suo essere una ’presenza’ e non una semplice rappresentazione.
[BIAS 2018 – Biennale Internazionale di Arte Contemporanea Sacra delle Religioni e Credenze dell’Umanità (Padiglione Filosofico) | MUSEO RISO Cappella dell’Incoronazione, Palermo]
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