2017 Ex Voto
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Ex voto
2012 Corpi Celesti II
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Corpi
Celesti II
È interessante osservare come alcune questioni presenti nel lavoro di Ascari riaffiorino a distanza di anni, quasi a riprendere il filo di un discorso che non si interrompe,[read more=”Read More”less=”Read Less”]ma come una vena sotterranea riemerge assumendo forme ogni volta diverse. É ciò che accade nel ciclo Corpi celesti, che comprende una serie di opere su carta del 2006 e un’Installazione del 2012. Così come nella ripresa di un’installazione sonora del 1978, Vibractions, oggi riproposta in una nuova versione che tuttavia mantiene inalterato l’impianto concettuale della precedente. il ciclo Corpi celesti nasce da una questione – la forza che tiene assieme le cose o le respinge – che è il nucleo concettuale di molti altri lavori dell’artista. Una questione che rimane aperta, assume ogni volta configurazioni diverse, ogni volta può essere reinterpretata in relazione al linguaggio e ai diversi materiali adottati. Nelle opere su carta, realizzate a nerofumo o curcuma, una forza centrifuga invisibile sottrae peso ai corpi che vagano nello spazio vuoto del foglio. Ancora una volta, il vuoto è uno spazio latente reso “attivo” da ciò che lo attraversa, è fattore generativo sia sul piano temporale che spaziale.[/read]
Corpi Celesti. Curcuma su carta, 9 fogli 35×50 cm cad., 2006-2012 [DG0028 a-i]
2009 respiro
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Respiro
Le sculture e le installazioni di questo periodo sono affiancate da opere su carta, spesso di grandi dimensioni: benché riprendano questioni che attraversano tutto il lavoro dell’artista,[read more=”Read More”less=”Read Less”]alcuni di questi lavori ci accostano più intimamente alla sua sfera personale, quasi alla sua fisicità. Si può parlare di una vicinanza, di una prossimità che si espone allo sguardo, in un ciclo di lavori intitolati Respiro. I grandi fogli di carta allineati su registri sovrapposti sono attraversati da fasci di linee sinuose che sfuggono verso i margini. Chi guarda è attratto dalla loro sottigliezza e insieme dalla loro evidenza, che fa ingannevolmente pensare a sottili filamenti, a capelli applicati sulla carta. Il segno è in realtà ottenuto con l’inchiostro, ma – come spiega l’artista -tale risultato è possibile solo attraverso una particolare disposizione fisica e mentale: “Per produrre questo segno è necessario un gesto compiuto con un pennello speciale, a setole lunghe, intinto nell’inchiostro. L’inchiostro che le setole trattengono viene scaricato con un gesto ampio, fluido, continuo. È importante il respiro: l’espirazione accompagna tutto il tragitto del segno sulla carta e l’aria contenuta nei polmoni viene scaricata in sincronia con lo scaricarsi dell’inchiostro di cui le setole sono imbevute. Le linee che attraversano il foglio hanno un loro andamento. Quelle modulazioni possono essere assimilate a quelle di un sismografo: la punta del pennello registra uno stato interiore come il pennino del sismografo registra i movimenti tellurici o quello dell’encefalogramma l’attività cerebrale”. È il respiro, dunque, il suo ritmo, che determina il movimento fluido delle linee che attraversano i fogli.[/read]
Respiro. Inchiostro su carta, 6 fogli, 66×101 cm cad., 2009 [D0391]
Respiro. Inchiostro su carta, 6 fogli, 66×101 cm cad., 2009 [D0392]
Respiro. Inchiostro su carta, 6 fogli, 66×101 cm cad., 2009 [D0393]
2007 Pittura per Ciechi
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Pittura
per Ciechi
Nelle opere su carta di questo periodo, con un vertiginoso mutamento di prospettiva, lo sguardo dell’artista si volge verso l’interno della trama compositiva[read more=”Read More”less=”Read Less”]in un avvicinamento all’oggetto che tende ad abolire la distanza, quasi a confondersi con esso per conoscerne la struttura intima. Non si tratta più soltanto di “imparare a vedere” le cose nel loro essere intessute nella trama della natura, ma di sentirsi parte di questa stessa trama. È ciò che accade in Pittura per ciechi, serie di guazzi realizzati su fogli di vecchi manuali di storia naturale per ciechi in scrittura braille, o in opere come Bianco/Nero e Bianco/Rosso, dove l’accorciamento della distanza tra l’occhio e oggetto della rappresentazione produce effetti di distorsione, di sovrapposizione degli elementi figurali che compaiono sui singoli fogli scomponendone l’ordine: ognuno di essi si dà pertanto come un frammento di qualcosa di cui è andata perduta la visione d’insieme.[/read]
Pittura per Ciechi. Guazzo su carta Braille, 24 fogli 25×33,5 cm cad., 2007 [DG0078]
Pittura per Ciechi. Guazzo su carta Braille, 9 fogli 25×33,5 cm cad., 2007 [DG0079]
2007 apparente – BiancoRosso
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Bianco/Rosso
Nelle opere su carta di questo periodo, con un vertiginoso mutamento di prospettiva, lo sguardo dell’artista si volge verso l’interno della trama compositiva[read more=”Read More”less=”Read Less”]in un avvicinamento all’oggetto che tende ad abolire la distanza, quasi a confondersi con esso per conoscerne la struttura intima. Non si tratta più soltanto di “imparare a vedere” le cose nel loro essere intessute nella trama della natura, ma di sentirsi parte di questa stessa trama. È ciò che accade in Pittura per ciechi, serie di guazzi realizzati su fogli di vecchi manuali di storia naturale per ciechi in scrittura braille, o in opere come Bianco/Nero e Bianco/Rosso, dove l’accorciamento della distanza tra l’occhio e oggetto della rappresentazione produce effetti di distorsione, di sovrapposizione degli elementi figurali che compaiono sui singoli fogli scomponendone l’ordine: ognuno di essi si dà pertanto come un frammento di qualcosa di cui è andata perduta la visione d’insieme.[/read]
Bianco/Rosso. Guazzo su carta, 36 fogli 25×35 cm cad., 2007 [DG0049]
Bianco/Rosso. Guazzo su carta, 36 fogli 25×35 cm cad., 2007 [DG0048]
Bianco/Rosso. Guazzo su carta, particolare, 2007 [DG0048]
2007 apparente – BiancoNero
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Bianco/Nero
Nelle opere su carta di questo periodo, con un vertiginoso mutamento di prospettiva, lo sguardo dell’artista si volge verso l’interno della trama compositiva[read more=”Read More”less=”Read Less”]in un avvicinamento all’oggetto che tende ad abolire la distanza, quasi a confondersi con esso per conoscerne la struttura intima. Non si tratta più soltanto di “imparare a vedere” le cose nel loro essere intessute nella trama della natura, ma di sentirsi parte di questa stessa trama. È ciò che accade in Pittura per ciechi, serie di guazzi realizzati su fogli di vecchi manuali di storia naturale per ciechi in scrittura braille, o in opere come Bianco/Nero e Bianco/Rosso, dove l’accorciamento della distanza tra l’occhio e oggetto della rappresentazione produce effetti di distorsione, di sovrapposizione degli elementi figurali che compaiono sui singoli fogli scomponendone l’ordine: ognuno di essi si dà pertanto come un frammento di qualcosa di cui è andata perduta la visione d’insieme.[/read]
Bianco/Nero. Guazzo su carta, 36 fogli 25×35 cm cad., 2007 [DG0047]
Bianco/Nero. Guazzo su carta, 36 fogli 25×35 cm cad., 2007 [DG0046]
Bianco/Nero. Guazzo su carta, paticolare, 2007 [DG0046]
Bianco/Nero. Guazzo su carta, 12 fogli 25×35 cm cad., 2007 [DG0058]
Bianco/Nero. Guazzo su carta, 3 fogli 25×35 cm cad., 2007 [DG0050]
Bianco/Nero. Guazzo su carta, 3 fogli 25×35 cm cad., 2007 [DG0051]
2006 Omphalos – disegni
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Omphalos I
Attorno all’idea di centro come origine, luogo da cui dipartono infinite direzioni, o come fuga verso un punto infinitesimale, ruotano la scultura in ferro Omphalos,[read more=”Read More”less=”Read Less”]una serie di disegni a inchiostro con il medesimo titolo e La freccia che colpisce il bersaglio vola per sempre, scultura in terracotta bianca i cui quattro elementi sono a loro volta costituiti da una serie di sottoelementi concentrici digradanti verso l’interno a formare una sorta di vortice visivo. Omphalos è un termine appartenente ai greco antico che vuoi dire “ombelico”, ma anche “cordone ombelicale”, “centro della Terra”. L’omphalos è il centro del corpo umano, ma è anche, significativamente, una cicatrice che testimonia del momento in cui siamo stati separati dal corpo materno che ci ha ospitati e generati; esso è la traccia tangibile di una separazione, ma anche della conquista di una vita autonoma. li richiamo ai molti significati di questa parola è presente in due sculture, una in ferro e una in grafite, e nei disegni a esse correlati. Nelle sculture il movimento di espansione che si diparte dal centro trova, necessariamente, un suo limite nei confini dell’oggetto, mentre nei disegni le linee che si irradiano dal centro suggeriscono un movimento tendenzialmente infinito. Anche in questi lavori non è tanto il “naturale”, il vivente che viene rappresentato. Come sostiene l’artista in un suo scritto, si tratta piuttosto di “fare come la natura, come è tipico del processo aichemico. L’alchimista è colui che si propone non di ri-produrre in laboratorio un fenomeno naturale, ma di produrre processi di trasmutazione secondo i modi della natura, sintonizzandosi anima e corpo con il suo modo di procedere”.[/read]
Omphalos. Inchiostro su carta, 2 fogli 66×102 cm cad., 2006/2007 [D0042]
Omphalos. Inchiostro su carta, 2 fogli 66×102 cm cad., 2006/2007 [D0047]
Omphalos. Inchiostro su carta braille, 51×34 cm, 2006/2007 [D0122]
Omphalos. Inchiostro su carta braille, 51×34 cm, 2006/2007 [D0123]
Omphalos. Inchiostro su carta, 3 fogli 66×102 cm cad., 2006/2007 [D0039]
Omphalos. Inchiostro su carta, 2 fogli 66×102 cm cad., 2006/2007 [D0040]